Nella fase finale della cultura Monte Claro la Sardegna viene interessata dalla corrente culturale Campaniforme, che ebbe ampia diffusione in tutta l'Europa centro-occidentale.
Il Campaniforme sardo si caratterizza, oltre che per il tipico bicchiere a campana che dà il nome alla cultura, per la presenza
del vaso su piedi, solitamente tre, ma talvolta anche quattro.
Ad una prima fase, nella quale prevale la classica decorazione impressa a pettine, segue una fase più recente con ceramica
decorata ad incisione o del tutto inornata.
Le sepolture, dalle quali provengono quasi tutti i reperti di questa fase culturale, restituiscono ricchi corredi con i
caratteristici brassards e numerosi oggetti d'ornamento personale.
Sempre realizzati in pietra sono i brassard, le placchette con due o quattro fori per legarle all'avambraccioe
proteggerlo contro il ritorno della corda dell'arco dopo il tiro. Tra gli esemplari sardi uno è particolarmente significativo perchè conserva ancora la custodia in osso decorata con file di cerchielli.
Numerose le collane con vaghi di varia forma tratti da conchiglie o costituiti da canini di volpe, mentre sono meno comuni gli elementi in pietra. Costituivano pendenti di monili anche gli elementi in osso a forma di crescente lunare, le zanne di cinghiale e le accettine forate.
In osso sono molto comuni i così detti "bottoni", di varia foggia, spesso con perforazione a V.
Gli oggetti in metallo non sono molto conosciuti; tra questi si trovano spilloni o lesine e i caratteristici pugnali a lama triangolare con codolo seghettato per facilitare l'immanicatura.
Sono, infine, caratteristiche di questa fase culturale le punte di freccia in selce con lunghe alette.
In Sardegna i ritrovamenti campaniformi sono particolarmente numerosi lungo la fascia occidentale dell'Isola ma non
mancano attestazioni in quasi tutta l'Isola.
Al momento non è stato ancora individuato alcun insediamento riferibile al quadro culturale campaniforme; i pochi
frammenti rinvenuti finora in aree non funerarie sono attestati nell'ambito di insediamenti di età Eneolitica - Monte Ossoni
(Castelsardo), Monte Olladiri (Monastir), Sant'Iroxi(Decimoputzu), Palaggiu (Samassi) - e in un caso nell'ambito di una capanna dell'età del Bronzo (Sa Turricula di Muros). A questi ritrovamenti vanno aggiunti quelli provenienti da un insediamento all'interno di un enorme riparo sotto rocciaa San Basilio di Ollolai, nella Sardegna centrale; ad ambito
abitativo si riferiscono probabilmente anche i frammenti campaniformi dal riparo di Frattale di Oliena.
Assolutamente sconosciuti sono anche eventuali luoghi dove le genti campaniformi possono aver espletato i loro culti. Il
ritrovamento di frammenti campaniformi in prossimità dell'altare megalitico di Monte d'Accoddi non sembra da mettere in relazione ad una frequentazione per scopi religiosi, attestando piuttosto una sporadica continuità di vita attorno ad un monumento già in stato di abbandono.
A fronte delle scarse tracce di insediamenti, particolarmente numerosi sono i contesti funerari, documentati talvolta da ricchi corredi. Si tratta nella maggior parte dei casi di riutilizzo di tombe più antiche, in particolare delle grotticelle artificiali denominate in Sardegna domus de janas.